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Visualizzazione dei post da agosto, 2020

Quando, quanto e come la plastica è riciclabile? Lo dice l'etichetta

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Quanti tipi di plastica esistono? E come si riconoscono? Come bisogna smaltirle, in ambito domestico, per non pregiudicarne il recupero e il riciclo? Ci sono elementari verifiche che ognuno di noi può fare. Basta osservare il logo di riciclaggio, riportato su tutte le materie plastica. È raffigurato da un triangolo, al cui interno vi è un numero che va dall’1 al 7.  È quel numero a dirci che tipo di plastica abbiamo tra le mani, e se è riciclabile. Da 1 a 6 il materiale è riciclabile: è bene quindi differenziarlo con cura, ponendolo nei sacchetti e nei cassonetti specificati nel regolamento della raccolta differenziata.  Se il triangolo riporta al suo interno il numero 7, si tratta invece di una plastica non riciclabile; va gettata quindi nell’indifferenziato. Ma vediamo in dettaglio il significato di quel numerino. La plastica numero 1 è il PET o Polietilene Tereftalato: è la più diffusa per la fabbricazione di bottiglie di plastica per l’acqua, bibite, contenitori adatti al riscaldam

La storia e la vita della plastica

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La plastica è considerata un materiale “recente” e moderno, ma ha sicuramente più di un secolo di vita. Anzi, si potrebbe addirittura azzardare un’origine più antica: sin dall’antichità infatti l’uomo ha utilizzato dei veri e propri “polimeri naturali”, come l’ambra, il guscio di tartaruga o il corno, in qualche modo assimilabili alla moderna plastica. Ma rimaniamo alla storia “ufficiale”, che inizia tra il 1861 e il 1862, quando l’Inglese Alexander Parkes, sviluppando gli studi sul nitrato di cellulosa, brevetta il primo materiale plastico semisintetico, che battezza Parkesine (ma diventerà famosa con il nome di Xylonite). Si tratta di un primo tipo di celluloide, utilizzato per la produzione di manici e scatole, ma anche di manufatti flessibili come i polsini e i colletti delle camicie. La vera affermazione si ha però solo qualche anno dopo, nel 1870, quando i fratelli americani Hyatt brevettano la formula della celluloide, con l’obiettivo di sostituire il costoso e raro avorio nella

Plastica, non tutto è riciclabile. Il resto, può diventare combustibile

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La plastica è essenzialmente riciclabile: il ciclo integrato dei rifiuti punta, anche grazie ad una raccolta differenziata sempre più spinta e qualificata, ed a centri di selezione tecnologicamente avanzati, a recuperare tutto il possibile, per dare a questo materiale un nuovo utilizzo ed una nuova destinazione. Per comprendere di cosa stiamo parlando, basta scrutare il cassonetto dell’immondizia della nostra abitazione ed individuare il “peso specifico” del materiale plastico nelle sue più disparate tipologie. Ma vi sono plastiche e plastiche: non tutte possono essere riciclate e tante, nel loro quotidiano e usuale utilizzo, sono talmente “compromesse” o “contaminate”, da rendere improponibile l’avvio di un processo di recupero e riutilizzazione. Organismi qualificati e specializzati, sotto il diretto controllo e coordinamento del Corepla, il Consorzio Nazionale per la raccolta, il recupero e il riciclo della plastica, si occupano ogni giorno di questi procedimenti, a valle della racc

In Italia meglio il carbone che il CSS. Colpa della burocrazia…

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Il CSS è il Combustibile Solido Secondario ricavato a valle del ciclo integrato dei rifiuti, da tutto quel materiale (prevalentemente plastico) che non è stato possibile avviare a percorsi di recupero o riciclo. Si tratta di materiale che, se non trasformato in combustibile, sarebbe irrimediabilmente destinato alla discarica. L’Italia produce ogni anno (dati Eurostat 2016) 3 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica. Di questo quantitativo, il 33% viene dalla raccolta differenziata “domestica” e viene appunto trattato per dare vita a nuovi prodotti attraverso il riciclo. Il restante 66% proviene dalle imprese.  È importante per l’Italia, perfezionare e chiudere efficacemente il ciclo integrato dei rifiuti e trovare nuovi sbocchi per il CSS. Favorendone l’uso ad esempio nei cementifici, dove mediante coincenerimento, il CSS viene utilizzato per produrre energia in sostituzione di combustibili fossili che vengono ottenuti dall’estrazione di risorse primarie. È già possibile, sia dal p