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La plastica, un materiale prezioso ed ecosostenibile

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Oggi si parla tanto di politiche “plastic free” e di azioni tese a contenere il consumo di plastica. Nell realtà queste strategie non affrontano affatto il vero problema, che è di ben altra e diversa natura. La produzione di plastica infatti ha un consumo energetico competitivo rispetto a tutti gli altri materiali alternativi: finanche quando sfugge alla raccolta differenziata ed al riciclo – perché inidonea o troppo compromessa – la plastica costituisce una preziosa materia prima per la produzione di CSS, Combustibile Solido Secondario, utilizzato in alternativa ai combustibili fossili per alimentare cementifici e termovalorizzatori, e quindi con un ulteriore vantaggio ambientale. Certo è un dato di fatto che mari e oceani siano invasi da plastica, con danni ingenti all’ecosistema: ma la plastica non cammina, e – se a monte c’è una raccolta differenziata efficace ed efficiente – i fiumi restano puliti e non scaricano a mare questa tipologia di rifiuto (e finanche quando abbandonata in

Il ciclo integrato dei rifiuti: il valore di ogni singolo tassello

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Un efficiente ciclo integrato della gestione dei rifiuti urbani è fondamentale per tutelare l’ambiente ma anche per sfruttare le enormi potenzialità insite in tante materie che superficialmente gettiamo via: ma che nella realtà hanno una pressoché infinita possibilità di riciclo o riutilizzo. Perché però un ciclo integrato dei rifiuti funzioni, è necessario che vi sia un sistema di impianti e di soluzioni logistiche che garantiscano, a livello comprensoriale, la totale autosufficienza in tutte le fasi processo, passando per la valorizzazione delle frazioni differenziate, per un efficiente smaltimento e per il recupero energetico dei residui indifferenziati. Il recupero energetico consente infatti di alimentare termovalorizzatori (producendo energia elettrica) e cementifici, in luogo dei tradizionali (e più inquinanti) combustibili fossili, e di ridurre sensibilmente, allo stesso tempo, i conferimenti in discarica. Fondamentale è ovviamente una efficiente raccolta differenziata: ten

PRT, attivo il nuovo impianto di trigenerazione

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La PRT di Sarno continua ad investire in tecnologia e innovazione: da qualche giorno è attivo il nuovo impianto di trigenerazione ad elevata efficienza energetica, alimentato a gas metano. Gli impianti di trigenerazione ad alto rendimento, come quello attivato dalla PRT, vengono installati moduli pre-assemblati containerizzati (sono visionabili a lato dello stabilimento di via Ingegno) ed integrano gli impianti di cogenerazione con la produzione di energia frigorifera. Alle macchine a combustione si aggiungono refrigeratori ad assorbimento in grado di convertire l’energia termica in frigorifera. Grazie a questa tipologia di impianti, quindi, si ottiene la produzione contemporanea di energia elettrica, termica e frigorifera, con miglioramenti dell’efficienza di produzione rispetto ai sistemi tradizionali. L’energia prodotta viene convogliata all’interno dello stabilimento, garantendo un efficace controllo dei parametri del microclima, della temperatura e dell’umidità, ma anche l’est

Le ceneri della combustione del CSS rendono il cemento dannoso per la salute. Vero o falso?

Falso. L’utilizzo del CSS nelle cementerie non produce alcun tipo di cenere da smaltire successivamente. Il processo di cottura avviene ad altissime temperature che trasformano la materia prima e il combustibile utilizzato in una nuova matrice di silicati, chiamata clinker. Il cemento che ne deriva, macinando il clinker con il gesso, risulta perfettamente conforme alle norme europee in materia, e non presenta alcuna differenza rispetto ad un cemento prodotto con combustibili fossili tradizionali (come carbone, lignite, coke di petrolio o gas naturale).

Il CSS inquina più dei combustibili fossili tradizionali?

Il CSS inquina più dei combustibili fossili tradizionali? No,  FALSO. L’utilizzo del CSS avviene ormai da anni e questo ha consentito (e consente ancora oggi), centinaia di campionamenti, di analisi e di misurazioni sulle emissioni rilevate ai camini delle cementerie, con o senza l’utilizzo dei CSS. Queste analisi dimostrano la sostanziale invariabilità del carico emissivo apportato dal CSS rispetto ai combustibili fossili tradizionali. Alcuni parametri emissivi, anzi, come ad esempio gli ossidi d’azoto e gli ossidi di zolfo, tendono a ridursi con l’utilizzo di CSS.

E' vero che i Paesi che, come l'Italia, adottano la co-combustione di CSS finiscono per non favorire la raccolta differenziata?

E' vero che i Paesi che, come l'Italia, adottano la co-combustione di CSS finiscono per non favorire la raccolta differenziata? No, è assolutamente  FALSO. Nei paesi in cui la percentuale di raccolta differenziata è più elevata, come quelli del nord Europa, il conferimento di rifiuti in discarica è minimo. In questi paesi è invece elevato il ricorso alla termovalorizzazione e alla co-combustione di CSS nei cementifici. In Europa, i Paesi che hanno incrementato la raccolta differenziata e il riciclo, hanno contestualmente incrementato anche la quota di valorizzazione energetica per tutti quei materiali non più riciclabili o non più recuperabili. Co-combustione di CSS e raccolta differenziata non sono quindi affatto in contraddizione, ma anzi complementari, in quanto la co-combustione di CSS aiuta a chiudere il ciclo della raccolta differenziata, destinando al recupero energetico la quota di materia non più recuperabile.

L’uso del CSS è in contrasto con le politiche tese a favorire la raccolta differenziata?

L’uso del CSS è in contrasto con le politiche tese a favorire la raccolta differenziata? Nulla di più  FALSO. La produzione di CSS non contrasta con la raccolta differenziata in quanto il CSS è prodotto a valle della stessa, e parte proprio dalla quota di rifiuti indifferenziati, che vengono comunque opportunamente trattati. Inoltre, per poter essere impiegato come combustibile, il CSS non deve contenere materiali come il vetro, l’alluminio o la plastica che contiene elevati valori di cloro (presenti ad esempio nel PVC), che potrebbero danneggiare prima ancora che l’ambiente, i medesimi impianti di combustione. L’utilizzo di questa frazione di rifiuti indifferenziati per produrre CSS permette quindi di ridurre al minimo la quantità di rifiuti conferiti in discarica e consente la valorizzazione di materiali non più riciclabili.

L’utilizzo dei CSS nei cementifici, è coerente con la gerarchia europea dei rifiuti?

L'utilizzo del CSS nei cementifici e nei termovalorizzatori è assolutamente coerente con la gerarchia europea dei rifiuti, e sostenere il contrario è assolutamente  FALSO.  La gerarchia dei rifiuti anzi prevede e incentiva, prima dello smaltimento in discarica e dell’incenerimento “tal quale”, proprio il recupero energetico. La Corte di Giustizia Europea ha riconosciuto che l’utilizzo di CSS come combustibile nei forni da cemento, rappresenta un’attività di recupero e non di smaltimento del rifiuto. Non solo: il recupero energetico di CSS di alta qualità nei forni da cemento, risulta energeticamente più efficiente rispetto alla termodistruzione del rifiuto tal quale nei termovalorizzatori. Inoltre, il processo non produce ceneri o scorie per cui sia necessario ricorrere allo smaltimento in discarica.

La co-combustione e il CSS sono in contrasto con i principi europei?

E' un altro dei luoghi comuni: l'utilizzo del CSS in cementifici e termovalorizzatori sarebbe in contrasto con i principi europei. Nulla di più FALSO. La produzione e l’impiego del CSS sono perfettamente in linea con le strategie dell’Unione Europea sull’economia circolare e rispettano pienamente la gerarchia dei rifiuti, sia dal punto di vista della produzione del rifiuto (e del successico recupero/riciclo) sia dal punto di vista dell’utilizzo pratico. La produzione del CSS è garantita dai seguenti passaggi a valle della raccolta differenziata e del riciclo:          Biostabilizzazione aerobica dei rifiuti, che ha lo scopo di abbattere la carica batterica e ridurre l’umidità del 20-25% (con una significativa riduzione quindi dei quantitativi di rifiuti da trattare).          Recupero di materia residuale presente nel RSU indifferenziato (soprattutto metallo e rifiuto inerte).           Rimozione del cloro organico attraverso sistemi selettivi a infrarossi (NIR).          T

Il CSS è un rifiuto travestito da combustibile?

Una delle dicerie più ricorrenti è che il CSS, il Combustibile Solido Secondario, non sia altro che un rifiuto "ribattezzato", presentato sotto mentite spoglie. Nulla di più  FALSO. Non è infatti corretto, sia dal punto di vista tecnico, che da un punto di vista strettamente pratico, definire il CSS semplicemente un "rifiuto".  Il CSS deriva infatti da una serie di trattamenti fisici e meccanici del rifiuto solido urbano indifferenziato (RSU), che avvengono a valle della raccolta differenziata. Questi trattamenti ne accrescono il valore e ne rendono possibile un impiego come combustibile per produrre cemento o energia elettrica.  Senza tali trattamenti, nessun rifiuto potrebbe essere destinato alla combustione o alla co-combustione. Si tratta quindi di un uso alternativo allo smaltimento in discarica o all’incenerimento, e sfrutta un processo di combustione comunque esistente per finalità produttive. Il D.M. n. 22 del 14 febbraio 2013 stabilisce in maniera chiara

Quando, quanto e come la plastica è riciclabile? Lo dice l'etichetta

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Quanti tipi di plastica esistono? E come si riconoscono? Come bisogna smaltirle, in ambito domestico, per non pregiudicarne il recupero e il riciclo? Ci sono elementari verifiche che ognuno di noi può fare. Basta osservare il logo di riciclaggio, riportato su tutte le materie plastica. È raffigurato da un triangolo, al cui interno vi è un numero che va dall’1 al 7.  È quel numero a dirci che tipo di plastica abbiamo tra le mani, e se è riciclabile. Da 1 a 6 il materiale è riciclabile: è bene quindi differenziarlo con cura, ponendolo nei sacchetti e nei cassonetti specificati nel regolamento della raccolta differenziata.  Se il triangolo riporta al suo interno il numero 7, si tratta invece di una plastica non riciclabile; va gettata quindi nell’indifferenziato. Ma vediamo in dettaglio il significato di quel numerino. La plastica numero 1 è il PET o Polietilene Tereftalato: è la più diffusa per la fabbricazione di bottiglie di plastica per l’acqua, bibite, contenitori adatti al riscaldam

La storia e la vita della plastica

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La plastica è considerata un materiale “recente” e moderno, ma ha sicuramente più di un secolo di vita. Anzi, si potrebbe addirittura azzardare un’origine più antica: sin dall’antichità infatti l’uomo ha utilizzato dei veri e propri “polimeri naturali”, come l’ambra, il guscio di tartaruga o il corno, in qualche modo assimilabili alla moderna plastica. Ma rimaniamo alla storia “ufficiale”, che inizia tra il 1861 e il 1862, quando l’Inglese Alexander Parkes, sviluppando gli studi sul nitrato di cellulosa, brevetta il primo materiale plastico semisintetico, che battezza Parkesine (ma diventerà famosa con il nome di Xylonite). Si tratta di un primo tipo di celluloide, utilizzato per la produzione di manici e scatole, ma anche di manufatti flessibili come i polsini e i colletti delle camicie. La vera affermazione si ha però solo qualche anno dopo, nel 1870, quando i fratelli americani Hyatt brevettano la formula della celluloide, con l’obiettivo di sostituire il costoso e raro avorio nella