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Visualizzazione dei post da 2020

La plastica, un materiale prezioso ed ecosostenibile

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Oggi si parla tanto di politiche “plastic free” e di azioni tese a contenere il consumo di plastica. Nell realtà queste strategie non affrontano affatto il vero problema, che è di ben altra e diversa natura. La produzione di plastica infatti ha un consumo energetico competitivo rispetto a tutti gli altri materiali alternativi: finanche quando sfugge alla raccolta differenziata ed al riciclo – perché inidonea o troppo compromessa – la plastica costituisce una preziosa materia prima per la produzione di CSS, Combustibile Solido Secondario, utilizzato in alternativa ai combustibili fossili per alimentare cementifici e termovalorizzatori, e quindi con un ulteriore vantaggio ambientale. Certo è un dato di fatto che mari e oceani siano invasi da plastica, con danni ingenti all’ecosistema: ma la plastica non cammina, e – se a monte c’è una raccolta differenziata efficace ed efficiente – i fiumi restano puliti e non scaricano a mare questa tipologia di rifiuto (e finanche quando abbandonata in...

Il ciclo integrato dei rifiuti: il valore di ogni singolo tassello

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Un efficiente ciclo integrato della gestione dei rifiuti urbani è fondamentale per tutelare l’ambiente ma anche per sfruttare le enormi potenzialità insite in tante materie che superficialmente gettiamo via: ma che nella realtà hanno una pressoché infinita possibilità di riciclo o riutilizzo. Perché però un ciclo integrato dei rifiuti funzioni, è necessario che vi sia un sistema di impianti e di soluzioni logistiche che garantiscano, a livello comprensoriale, la totale autosufficienza in tutte le fasi processo, passando per la valorizzazione delle frazioni differenziate, per un efficiente smaltimento e per il recupero energetico dei residui indifferenziati. Il recupero energetico consente infatti di alimentare termovalorizzatori (producendo energia elettrica) e cementifici, in luogo dei tradizionali (e più inquinanti) combustibili fossili, e di ridurre sensibilmente, allo stesso tempo, i conferimenti in discarica. Fondamentale è ovviamente una efficiente raccolta differenziata: ten...

PRT, attivo il nuovo impianto di trigenerazione

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La PRT di Sarno continua ad investire in tecnologia e innovazione: da qualche giorno è attivo il nuovo impianto di trigenerazione ad elevata efficienza energetica, alimentato a gas metano. Gli impianti di trigenerazione ad alto rendimento, come quello attivato dalla PRT, vengono installati moduli pre-assemblati containerizzati (sono visionabili a lato dello stabilimento di via Ingegno) ed integrano gli impianti di cogenerazione con la produzione di energia frigorifera. Alle macchine a combustione si aggiungono refrigeratori ad assorbimento in grado di convertire l’energia termica in frigorifera. Grazie a questa tipologia di impianti, quindi, si ottiene la produzione contemporanea di energia elettrica, termica e frigorifera, con miglioramenti dell’efficienza di produzione rispetto ai sistemi tradizionali. L’energia prodotta viene convogliata all’interno dello stabilimento, garantendo un efficace controllo dei parametri del microclima, della temperatura e dell’umidità, ma anche l’est...

Le ceneri della combustione del CSS rendono il cemento dannoso per la salute. Vero o falso?

Falso. L’utilizzo del CSS nelle cementerie non produce alcun tipo di cenere da smaltire successivamente. Il processo di cottura avviene ad altissime temperature che trasformano la materia prima e il combustibile utilizzato in una nuova matrice di silicati, chiamata clinker. Il cemento che ne deriva, macinando il clinker con il gesso, risulta perfettamente conforme alle norme europee in materia, e non presenta alcuna differenza rispetto ad un cemento prodotto con combustibili fossili tradizionali (come carbone, lignite, coke di petrolio o gas naturale).

Il CSS inquina più dei combustibili fossili tradizionali?

Il CSS inquina più dei combustibili fossili tradizionali? No,  FALSO. L’utilizzo del CSS avviene ormai da anni e questo ha consentito (e consente ancora oggi), centinaia di campionamenti, di analisi e di misurazioni sulle emissioni rilevate ai camini delle cementerie, con o senza l’utilizzo dei CSS. Queste analisi dimostrano la sostanziale invariabilità del carico emissivo apportato dal CSS rispetto ai combustibili fossili tradizionali. Alcuni parametri emissivi, anzi, come ad esempio gli ossidi d’azoto e gli ossidi di zolfo, tendono a ridursi con l’utilizzo di CSS.

E' vero che i Paesi che, come l'Italia, adottano la co-combustione di CSS finiscono per non favorire la raccolta differenziata?

E' vero che i Paesi che, come l'Italia, adottano la co-combustione di CSS finiscono per non favorire la raccolta differenziata? No, è assolutamente  FALSO. Nei paesi in cui la percentuale di raccolta differenziata è più elevata, come quelli del nord Europa, il conferimento di rifiuti in discarica è minimo. In questi paesi è invece elevato il ricorso alla termovalorizzazione e alla co-combustione di CSS nei cementifici. In Europa, i Paesi che hanno incrementato la raccolta differenziata e il riciclo, hanno contestualmente incrementato anche la quota di valorizzazione energetica per tutti quei materiali non più riciclabili o non più recuperabili. Co-combustione di CSS e raccolta differenziata non sono quindi affatto in contraddizione, ma anzi complementari, in quanto la co-combustione di CSS aiuta a chiudere il ciclo della raccolta differenziata, destinando al recupero energetico la quota di materia non più recuperabile.

L’uso del CSS è in contrasto con le politiche tese a favorire la raccolta differenziata?

L’uso del CSS è in contrasto con le politiche tese a favorire la raccolta differenziata? Nulla di più  FALSO. La produzione di CSS non contrasta con la raccolta differenziata in quanto il CSS è prodotto a valle della stessa, e parte proprio dalla quota di rifiuti indifferenziati, che vengono comunque opportunamente trattati. Inoltre, per poter essere impiegato come combustibile, il CSS non deve contenere materiali come il vetro, l’alluminio o la plastica che contiene elevati valori di cloro (presenti ad esempio nel PVC), che potrebbero danneggiare prima ancora che l’ambiente, i medesimi impianti di combustione. L’utilizzo di questa frazione di rifiuti indifferenziati per produrre CSS permette quindi di ridurre al minimo la quantità di rifiuti conferiti in discarica e consente la valorizzazione di materiali non più riciclabili.

L’utilizzo dei CSS nei cementifici, è coerente con la gerarchia europea dei rifiuti?

L'utilizzo del CSS nei cementifici e nei termovalorizzatori è assolutamente coerente con la gerarchia europea dei rifiuti, e sostenere il contrario è assolutamente  FALSO.  La gerarchia dei rifiuti anzi prevede e incentiva, prima dello smaltimento in discarica e dell’incenerimento “tal quale”, proprio il recupero energetico. La Corte di Giustizia Europea ha riconosciuto che l’utilizzo di CSS come combustibile nei forni da cemento, rappresenta un’attività di recupero e non di smaltimento del rifiuto. Non solo: il recupero energetico di CSS di alta qualità nei forni da cemento, risulta energeticamente più efficiente rispetto alla termodistruzione del rifiuto tal quale nei termovalorizzatori. Inoltre, il processo non produce ceneri o scorie per cui sia necessario ricorrere allo smaltimento in discarica.

La co-combustione e il CSS sono in contrasto con i principi europei?

E' un altro dei luoghi comuni: l'utilizzo del CSS in cementifici e termovalorizzatori sarebbe in contrasto con i principi europei. Nulla di più FALSO. La produzione e l’impiego del CSS sono perfettamente in linea con le strategie dell’Unione Europea sull’economia circolare e rispettano pienamente la gerarchia dei rifiuti, sia dal punto di vista della produzione del rifiuto (e del successico recupero/riciclo) sia dal punto di vista dell’utilizzo pratico. La produzione del CSS è garantita dai seguenti passaggi a valle della raccolta differenziata e del riciclo:          Biostabilizzazione aerobica dei rifiuti, che ha lo scopo di abbattere la carica batterica e ridurre l’umidità del 20-25% (con una significativa riduzione quindi dei quantitativi di rifiuti da trattare).          Recupero di materia residuale presente nel RSU indifferenziato (soprattutto metallo e rifiuto inerte).           Rimozione del cloro or...

Il CSS è un rifiuto travestito da combustibile?

Una delle dicerie più ricorrenti è che il CSS, il Combustibile Solido Secondario, non sia altro che un rifiuto "ribattezzato", presentato sotto mentite spoglie. Nulla di più  FALSO. Non è infatti corretto, sia dal punto di vista tecnico, che da un punto di vista strettamente pratico, definire il CSS semplicemente un "rifiuto".  Il CSS deriva infatti da una serie di trattamenti fisici e meccanici del rifiuto solido urbano indifferenziato (RSU), che avvengono a valle della raccolta differenziata. Questi trattamenti ne accrescono il valore e ne rendono possibile un impiego come combustibile per produrre cemento o energia elettrica.  Senza tali trattamenti, nessun rifiuto potrebbe essere destinato alla combustione o alla co-combustione. Si tratta quindi di un uso alternativo allo smaltimento in discarica o all’incenerimento, e sfrutta un processo di combustione comunque esistente per finalità produttive. Il D.M. n. 22 del 14 febbraio 2013 stabilisce in maniera chiara ...

Quando, quanto e come la plastica è riciclabile? Lo dice l'etichetta

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Quanti tipi di plastica esistono? E come si riconoscono? Come bisogna smaltirle, in ambito domestico, per non pregiudicarne il recupero e il riciclo? Ci sono elementari verifiche che ognuno di noi può fare. Basta osservare il logo di riciclaggio, riportato su tutte le materie plastica. È raffigurato da un triangolo, al cui interno vi è un numero che va dall’1 al 7.  È quel numero a dirci che tipo di plastica abbiamo tra le mani, e se è riciclabile. Da 1 a 6 il materiale è riciclabile: è bene quindi differenziarlo con cura, ponendolo nei sacchetti e nei cassonetti specificati nel regolamento della raccolta differenziata.  Se il triangolo riporta al suo interno il numero 7, si tratta invece di una plastica non riciclabile; va gettata quindi nell’indifferenziato. Ma vediamo in dettaglio il significato di quel numerino. La plastica numero 1 è il PET o Polietilene Tereftalato: è la più diffusa per la fabbricazione di bottiglie di plastica per l’acqua, bibite, contenitori adatti al ...

La storia e la vita della plastica

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La plastica è considerata un materiale “recente” e moderno, ma ha sicuramente più di un secolo di vita. Anzi, si potrebbe addirittura azzardare un’origine più antica: sin dall’antichità infatti l’uomo ha utilizzato dei veri e propri “polimeri naturali”, come l’ambra, il guscio di tartaruga o il corno, in qualche modo assimilabili alla moderna plastica. Ma rimaniamo alla storia “ufficiale”, che inizia tra il 1861 e il 1862, quando l’Inglese Alexander Parkes, sviluppando gli studi sul nitrato di cellulosa, brevetta il primo materiale plastico semisintetico, che battezza Parkesine (ma diventerà famosa con il nome di Xylonite). Si tratta di un primo tipo di celluloide, utilizzato per la produzione di manici e scatole, ma anche di manufatti flessibili come i polsini e i colletti delle camicie. La vera affermazione si ha però solo qualche anno dopo, nel 1870, quando i fratelli americani Hyatt brevettano la formula della celluloide, con l’obiettivo di sostituire il costoso e raro avorio nella...

Plastica, non tutto è riciclabile. Il resto, può diventare combustibile

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La plastica è essenzialmente riciclabile: il ciclo integrato dei rifiuti punta, anche grazie ad una raccolta differenziata sempre più spinta e qualificata, ed a centri di selezione tecnologicamente avanzati, a recuperare tutto il possibile, per dare a questo materiale un nuovo utilizzo ed una nuova destinazione. Per comprendere di cosa stiamo parlando, basta scrutare il cassonetto dell’immondizia della nostra abitazione ed individuare il “peso specifico” del materiale plastico nelle sue più disparate tipologie. Ma vi sono plastiche e plastiche: non tutte possono essere riciclate e tante, nel loro quotidiano e usuale utilizzo, sono talmente “compromesse” o “contaminate”, da rendere improponibile l’avvio di un processo di recupero e riutilizzazione. Organismi qualificati e specializzati, sotto il diretto controllo e coordinamento del Corepla, il Consorzio Nazionale per la raccolta, il recupero e il riciclo della plastica, si occupano ogni giorno di questi procedimenti, a valle della racc...

In Italia meglio il carbone che il CSS. Colpa della burocrazia…

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Il CSS è il Combustibile Solido Secondario ricavato a valle del ciclo integrato dei rifiuti, da tutto quel materiale (prevalentemente plastico) che non è stato possibile avviare a percorsi di recupero o riciclo. Si tratta di materiale che, se non trasformato in combustibile, sarebbe irrimediabilmente destinato alla discarica. L’Italia produce ogni anno (dati Eurostat 2016) 3 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica. Di questo quantitativo, il 33% viene dalla raccolta differenziata “domestica” e viene appunto trattato per dare vita a nuovi prodotti attraverso il riciclo. Il restante 66% proviene dalle imprese.  È importante per l’Italia, perfezionare e chiudere efficacemente il ciclo integrato dei rifiuti e trovare nuovi sbocchi per il CSS. Favorendone l’uso ad esempio nei cementifici, dove mediante coincenerimento, il CSS viene utilizzato per produrre energia in sostituzione di combustibili fossili che vengono ottenuti dall’estrazione di risorse primarie. È già possibile, sia d...

La plastica? No, le plastiche

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La plastica, la principale sostanza che compone il “plasmix”, il rifiuto alla base della produzione di CSS, in realtà non è un unico materiale. Anzi, è un universo di materiali policomposti alcuni dei quali addirittura devono essere individuati e scartati, in quanto non idonei al coincenerimento nei forni di cementifici e centrali termoelettrici, per le esalazioni tossiche producono. Non esiste quindi la plastica, ma esistono “le plastiche”: polimeri alcuni dei quali naturali (come l’ambra, il guscio di tartaruga o il corno, in qualche modo assimilabili alla plastica) altri derivati. Dapprima – siamo agli albori della storia plastica - è una via di mezzo, un materiale semisintetico ricavato dalla cellulosa, il Parkesine, con cui si producono manici, scatole, polsini e colletti delle camicie. Poi una plastica viene ricavata per condensazione tra fenolo e formaldeide: è la prima resina termoindurente di origine sintetica; fino ad arrivare al polivinilcloruro, più noto con la sigla PVC, c...

P.r.t.: quasi vent'anni di esperienza all'insegna di innovazione, tecnologia, attenzione per l'ambiente

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La P.r.t. Srl è un’azienda leader in Campania e nel Mezzogiorno, nel settore del recupero dei rifiuti speciali non pericolosi. Nasce nel 2001, su iniziativa di due importanti realtà già attive in altri comparti produttivi: la Agovino Mario Srl e la Italgomma snc. Svolge, nei primi anni, attività di commercio all’ingrosso di poliuretano, ritagli di stoffa, materie prime e semilavorate in gomma, affini. La sede operativa è a Bergamo. Nel 2006 nasce l’impianto di recupero di Sarno che produce combustibile da rifiuti: rifornisce in esclusiva la Nuova Cementeria di Salerno dell’Italcementi Spa. Sono gli anni cui, sotto l’amministrazione di Pasquale Agovino, la società inizia a svolgere, su tutto il territorio regionale, attività di intermediazione e recupero di rifiuti speciali non pericolosi, occupandosi in particolare di stoccaggio, trattamento, recupero, trasporto, di rifiuti speciali non pericolosi, essenzialmente di natura plastica, destinandoli al recupero energetico, sotto forma di C...

Rifiuti: è allarme per il blocco del riciclo

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Emergenza rifiuti: un rischio reale sempre più concreto per tutta l’Italia. A lanciare di recente un allarme è stato il Conai, il Consorzio Nazionale Imballaggi che si occupa del ritiro dei materiali della raccolta differenziata, che paventa il «rischio che si possa arrivare a una sospensione del ritiro dei rifiuti urbani». Insomma, l’emergenza sanitaria e il conseguente rallentamento di alcune attività industriali, il blocco totale di molte altre, stanno inceppando la filiera della raccolta differenziata. Ciò determina la saturazione degli stoccaggi sia di impianti di riciclo (al collasso una trentina di piattaforme di separazione delle plastiche) sia dei termovalorizzatori (60 in Italia, concentrati per lo più al Nord). La situazione, a quanto sembra, è più fragile al Sud, poiché quest’area del Paese è dotata di un minor numero di impianti. Il Conai ha chiesto un immediato confronto sul tema con Governo e Regioni e lo ha fatto con una lettera inviata nei giorni scorsi al presid...